Il monologo di Benigni a Sanremo 2025: un commento squallido e scontato

Sanremo 2025 avrebbe dovuto essere un evento di spettacolo e musica, ma Roberto Benigni ha deciso di trasformarlo in un palco per un monologo squallido e fortemente politicizzato. L’intervento, lontano dall’essere un momento di intrattenimento leggero, è stato una lunga sequela di attacchi mirati e di retorica di parte, con un tono pretenzioso e fuori contesto.
Un’introduzione autoreferenziale e noiosa
Benigni ha aperto il suo discorso con una serie di battute autoreferenziali, quasi a voler ricordare al pubblico il proprio prestigio. Piuttosto che offrire un contributo originale, ha riproposto temi già trattati, dimostrando di essere ormai ancorato a una retorica vecchia e prevedibile.
Non poteva mancare il commento di sinistra
Come da copione, non poteva mancare il classico commento di sinistra. Bastava conoscere la solita retorica progressista per prevedere esattamente le parole che Benigni avrebbe pronunciato. Ogni frase sembrava scritta in anticipo, riproponendo gli stessi cliché politici, gli stessi slogan triti e ritriti, la solita pretesa di superiorità morale tipica di un certo mondo culturale. Nessuna sorpresa, nessuna originalità: solo la ripetizione di un copione già visto e sentito troppe volte. Meloni cattiva, treni in ritardo e Musk mostro. Leggi le parole esatte qui
Un attacco di parte, mascherato da satira
La satira dovrebbe essere uno strumento per far riflettere e divertire, ma il monologo di Benigni è stato tutto fuorché divertente. L’artista ha attaccato in modo diretto e insistente alcune figure istituzionali e scelte politiche recenti, senza alcun tentativo di equilibrio. Il suo tono ha oscillato tra il paternalistico e l’infastidito, con una pretesa di superiorità intellettuale che ha reso il tutto ancora più indigesto.
Una performance che nulla aveva a che fare con Sanremo
Il Festival della Canzone Italiana dovrebbe essere un evento di celebrazione musicale e culturale, non un palcoscenico per monologhi faziosi. Benigni ha invece utilizzato il suo spazio per lanciare una lunga arringa politica, che nulla aveva a che fare con l’atmosfera e lo spirito di Sanremo. La sua performance si è rivelata una vera e propria forzatura, una parentesi ingombrante e fuori luogo che ha tolto spazio alla musica e all’intrattenimento.
Una perdita di credibilità
Roberto Benigni è stato, in passato, un maestro della satira e della comicità intelligente. Tuttavia, la sua presenza a Sanremo 2025 ha segnato una caduta di stile evidente. Anziché proporre una riflessione genuina e stimolante, ha offerto una polemica sterile, più simile a un comizio che a una performance artistica.
Conclusione
Il Festival di Sanremo merita ospiti che sappiano intrattenere, sorprendere e rispettare il contesto in cui si trovano. Il monologo di Benigni è stato invece un momento di puro imbarazzo, un’uscita fuori tema che ha dimostrato come, a volte, anche i grandi artisti possano perdere il contatto con la realtà. Un’occasione sprecata, che ha sottratto spazio alla musica e al vero spirito del Festival.